Mercoledì - 1ª settimana del Tempo Ordinario C

Published on 14 January 2025 at 13:00

Nelle splendide letture di oggi siamo invitati a riflettere profondamente sulla natura della nostra fede e sulle sue implicazioni pratiche nella nostra vita. La Lettera agli Ebrei parla in modo eloquente della supremazia di Cristo come nostro Sommo Sacerdote e sacrificio perfetto per i nostri peccati. Nel Vangelo di Marco, vediamo Gesù impegnarsi con le persone che lo circondano, insegnando loro con autorità e dimostrando compassione in azione, in particolare guarendo la suocera di Simon Pietro.

In Ebrei ci viene ricordato che Gesù non è solo una figura di rilevanza storica come tante altre; è piuttosto il nostro mediatore, colui che getta un ponte tra l'umanità e Dio. L'autore sottolinea che il sacrificio di Cristo è stato una volta per tutte proprio perché Egli era Dio nella carne e tutto ciò che ha fatto nella sua natura umana lo ha fatto con la sua Persona divina. Qualsiasi cosa abbia fatto, possiamo dire che l'ha fatta Dio. Questa certezza ci invita a lasciare andare il senso di colpa e la paura, ricordandoci che il suo amore è sufficientemente più grande di tutto questo. Riflettendo su questa realtà, siamo incoraggiati ad avvicinarci al trono della grazia con fiducia, sapendo che siamo accolti e abbracciati da Dio.

Il messaggio di Marco lo completa splendidamente. Gesù incontra una varietà di individui: persone che soffrono, che si sono perse o che cercano risposte. Non si sottrae alle loro difficoltà, ma le incontra dove sono. Quando guarisce i malati o pronuncia parole di perdono, dimostra il cuore tenero di Dio. Questa chiamata al discepolato ci sfida a incarnare la stessa compassione e apertura nella nostra vita.

Considerando entrambe le letture, ci troviamo di fronte a una domanda importante: Cosa ci obbliga a fare la nostra fede? Come rispondiamo alla grazia che abbiamo ricevuto? Come San Francesco, la nostra fede deve essere viva e attiva, dimostrandolo attraverso la carità che rivolgiamo agli altri. Non può rimanere stagnante o nascosta; ci chiama all'azione, all'amore, al servizio.

Pensiamo alla nostra vita. Ci avviciniamo regolarmente al trono della grazia? Dedichiamo del tempo alla preghiera, lasciandoci trasformare dall'incontro con Cristo? Stiamo estendendo questa grazia agli altri con le nostre parole e le nostre azioni? Spesso è facile criticare il mondo che ci circonda, evidenziare i difetti della società, ma il vero discepolato ci spinge a essere agenti di cambiamento, proprio come lo è stato Gesù.

In ogni interazione che abbiamo, abbiamo l'opportunità di riflettere l'amore di Cristo. A volte gli atti più piccoli - un sorriso gentile a un estraneo, un ascolto per qualcuno in difficoltà o semplicemente dare una mano a chi ha bisogno - possono avere l'impatto più grande. Queste azioni dimostrano che la nostra fede è attiva, viva, vibrante e profondamente radicata nel nostro Salvatore che ci ha amati per primo.

Preghiamo oggi per avere il coraggio di vivere la nostra fede in modi che glorifichino Dio attraverso il servizio agli altri. Che possiamo trarre forza dal sacrificio di Cristo e dalla compassione che ha modellato, in modo che anche noi possiamo essere un faro di speranza e di amore in questo mondo.

Mentre continuiamo l'adorazione alla Messa di oggi, accostiamoci all'altare con cuore grato, pronti a ricevere Cristo ancora una volta nell'Eucaristia, e decidiamo di condividere questo amore e questa grazia con chiunque incontriamo.

Amen.


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