Oggi, mentre entriamo nel Tempo Ordinario del nostro calendario liturgico, le letture della Lettera agli Ebrei e del Vangelo di Marco contengono profonde verità che parlano dell'essenza della nostra fede e della nostra missione di discepoli. Mentre entriamo in una stagione che potrebbe sembrare “ordinaria”, Dio ci ricorda che ogni momento della nostra vita può essere straordinario se affrontato con il cuore di un discepolo.

Innanzitutto, riflettiamo sulla lettura di Ebrei. L'autore proclama che Dio ci ha parlato in modo definitivo attraverso suo Figlio, Gesù. In passato, Dio comunicava in modo parziale, attraverso profeti, simboli e rituali. Ma ora, in questi ultimi giorni, abbiamo ricevuto la più piena rivelazione di Dio in Gesù, l'incarnazione stessa dell'amore e della gloria divina, che è lui stesso Dio con il Padre e lo Spirito Santo.
Cosa significa questo per noi oggi? Significa che l'incontro con Gesù è la relazione più significativa della nostra vita. Dio non è distante o silenzioso; è venuto a noi in un modo che è personale e trasformativo. Sappiamo che è risorto grazie alle prime testimonianze dei discepoli che lo hanno visto e hanno conversato con lui. Ma possiamo anche vedere che è risorto grazie a tutto ciò che ha operato in modo così potente nelle nostre vite per far conoscere la sua presenza.
Quando ci troviamo di fronte a difficoltà, confusione o senso di isolamento, dobbiamo ricordare che Gesù ci invita al dialogo, alla relazione e alla pienezza della vita. Questo lunedì ordinario ci chiama a dedicare tempo a questa relazione. Stiamo facendo spazio nella nostra vita quotidiana per ascoltarlo? Stiamo cercando la Sua presenza nella preghiera, nelle Scritture e nella comunità?
Passiamo ora al Vangelo di Marco. Qui vediamo Gesù che inizia il suo ministero pubblico con un chiaro appello: “Questo è il tempo del compimento. Il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo”. Questo momento segna un nuovo inizio e l'annuncio di Gesù è urgente oggi come allora. Il momento di svegliarci alla realtà del Regno di Dio è adesso!
Quando Gesù chiama Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, siamo testimoni non solo di un evento storico, ma anche di un modello di discepolato. Erano impegnati nei loro compiti quotidiani - pescare, rammendare le reti - e quando Gesù li chiamò, lasciarono tutto per seguirlo. La loro risposta è stata immediata: hanno accolto lo straordinario nella loro vita ordinaria.
Qui sta la sfida e l'invito per noi. Che cosa dobbiamo lasciare per seguire veramente Cristo? È un attaccamento alla comodità, un'abitudine che ci impedisce di crescere o forse una mentalità di scarsità che ci impedisce di vedere come Dio è all'opera? Il pentimento non è solo una presa d'atto del peccato; è un volgersi attivamente verso Dio e allontanarsi da tutto ciò che ci impedisce di abbracciare pienamente il nostro discepolato.
In un mondo che spesso appare oscuro e diviso, possiamo essere strumenti di pace, gioia e amore. Come possiamo portare la luce di Cristo nelle nostre relazioni? Forse attraverso atti di gentilezza, offrendo parole di incoraggiamento o semplicemente essendo presenti a chi ha bisogno. La chiamata di Cristo ci richiede di andare oltre la nostra zona di comfort e di abbracciare una vita che rifletta il suo amore e la sua misericordia.
Preghiamo per avere la grazia di essere discepoli coraggiosi, rispondendo alla Sua chiamata, e ricordiamoci sempre che con Dio nulla è ordinario. Ogni momento è un'opportunità per crescere, servire e camminare più vicino a Lui. Amen.
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