5ª settimana di Quaresima - Martedì C

Published on 7 April 2025 at 13:00

Cari fratelli e sorelle, il Signore vi dia la sua pace. In questo quinto martedì di Quaresima ci troviamo ad approfondire le toccanti letture dei Numeri, dei Salmi e del Vangelo di Giovanni, che ci guidano verso una più profonda comprensione della nostra fede in Cristo, che era, è e rimane il grande “IO SONO” che si è rivelato anticamente ai nostri antenati e poi al suo popolo eletto e agli apostoli duemila anni fa.

Nella prima lettura, tratta dal Libro dei Numeri, assistiamo al malcontento degli israeliti che attraversano il deserto. Le loro lamentele derivano dalla stanchezza, dalla fame e dalle sfide del loro pellegrinaggio. “Siamo disgustati da questo cibo miserabile”, dicono le loro lamentele contro Dio e Mosè, rivelando una lotta fin troppo familiare con la fede nei momenti di prova. Tuttavia, a questo atto di ribellione, Dio risponde non solo con una punizione - mandando in mezzo a loro dei serafini - ma anche con una profonda misericordia. Egli incarica Mosè di creare un serpente di bronzo che servirà come segno di guarigione. Quando i morsicati guardano questo simbolo, tornano alla vita.

Questo racconto risuona profondamente con la nostra esperienza quaresimale. Come gli israeliti, anche noi possiamo trovarci oppressi dalle prove della vita, tentati di disperare o di esprimere le nostre frustrazioni contro Dio. Ma proprio come Dio ha fornito una via di guarigione agli israeliti attraverso il serpente di bronzo, Egli offre anche a noi speranza e salvezza nelle nostre afflizioni. I serpenti, pur essendo inizialmente una punizione, diventano uno stimolo per riorientare il nostro sguardo verso di Lui. La Quaresima è un tempo per guardare a Cristo in preghiera e riflessione, per ricordarci che la salvezza richiede di guardare oltre le nostre lotte immediate per vedere il quadro più ampio dell'amore di Dio per noi.

Attraverso il Salmo responsoriale, gridiamo al Signore: “Ascolta la mia preghiera e lascia che il mio grido giunga a te”. Questa risposta racchiude il nostro bisogno di intervento divino durante le nostre angosce. L'accorato appello di Davide illustra la nostra dipendenza da Dio, soprattutto nei momenti più difficili. Ci viene assicurato che Dio non disprezza le preghiere degli indigenti; anzi, ascolta i nostri gemiti e risponde con compassione. Nel nostro cammino quaresimale, non rifuggiamo dall'esprimere le nostre vulnerabilità, ma portiamo con fiducia le nostre grida davanti al Signore, sapendo che si compiace delle nostre preghiere sincere.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù parla ai farisei della sua identità e della sua origine divina. Le sue parole, “Voi appartenete a ciò che è in basso, io appartengo a ciò che è in alto”, ci spingono a riflettere su dove concentriamo la nostra vita. In questo mondo pieno di distrazioni e tentazioni, Gesù ci invita a elevare i nostri pensieri e desideri per pensare prima al Regno di Dio. Egli lega la sua imminente crocifissione, “Quando innalzerete il Figlio dell'uomo”, alla rivelazione dei serpenti nel deserto. Qui vediamo un collegamento cruciale: proprio come gli israeliti guardarono al serpente di bronzo per essere salvati, anche noi siamo invitati a guardare al Cristo crocifisso, innalzato in alto, per la nostra guarigione e redenzione.

Mentre ci avviciniamo al mistero pasquale - la morte e la risurrezione del nostro Signore - abbracciamo questo tempo per approfondire la nostra fede e consolidare la nostra comprensione di chi è Gesù. Egli è l'“Io Sono”, colui che sostiene, redime e trasforma. La sua disponibilità a essere innalzato per i nostri peccati ci invita a un incontro trasformativo con Lui. La promessa di salvezza è estesa a tutti coloro che credono. Amen.


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