Fratelli e sorelle in Cristo, il buon Dio vi dia pace. Oggi ci riuniamo per celebrare la festa dei santi Filippo e Giacomo, due apostoli scelti dal Signore. Mentre riflettiamo sulle loro vite e sulle letture del Vangelo di oggi, voglio invitarci a concentrarci sulla figura centrale della nostra fede: Gesù Cristo stesso. Perché, in definitiva, tutto ciò che facciamo e crediamo è imperniato su chi è Gesù, sulla sua unità con il Padre e su come siamo chiamati a partecipare a questa unità.

Innanzitutto, facciamo una breve distinzione tra i due Giacomo di cui si parla nella Scrittura. C'è Giacomo, figlio di Zebedeo - spesso chiamato “Giacomo il Maggiore” - che fa parte della cerchia ristretta con Pietro e Giovanni. Era presente a momenti chiave come la Trasfigurazione e fu il primo apostolo a subire il martirio. Poi c'è Giacomo, il fratello di Gesù, a cui è dedicata questa festa, insieme a san Filippo. Quando la Scrittura si riferisce a Giacomo come “fratello di Gesù”, è importante chiarire che non si tratta di un fratello di sangue in senso letterale. Innanzitutto, la nostra Madre ha avuto un solo figlio, Gesù nostro Signore. In secondo luogo, nel contesto della Scrittura e della tradizione ebraica, “fratello” significava spesso un parente stretto o un affine, magari un cugino o un parente di una famiglia più ampia, per cui quasi tutti gli esperti indicano Giacomo come un parente e non come un fratello biologico nel modo in cui oggi pensiamo ai fratelli.
Questo Giacomo, noto come Giacomo il Giusto, divenne un leader della comunità di Gerusalemme ed è tradizionalmente ritenuto l'autore dell'Epistola di Giacomo. Entrambi i Giacomo, a modo loro, ci mostrano l'aspetto del discepolato fedele: dedizione incrollabile a Gesù, umiltà e perseveranza, anche di fronte alla sofferenza o all'incomprensione. Le loro vite ci ricordano che seguire Cristo è un viaggio radicato nell'amore e nella fiducia.
Ora, nella prima lettura di oggi, tratta dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, ci viene ricordato il messaggio centrale del Vangelo: che Cristo è morto per i nostri peccati, è stato sepolto ed è risorto il terzo giorno. Queste verità sono il fondamento della nostra salvezza. Paolo sottolinea che gli apostoli, compresi Filippo e Giacomo, sono testimoni del Signore risorto. Essi testimoniano la realtà della vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte perché l'hanno vista con i loro occhi, l'hanno udita con le loro orecchie e l'hanno sperimentata in modo reale e tangibile, proprio come farebbe un amico seduto con lui davanti a un caffè.
E nel Vangelo di Giovanni, Gesù afferma chiaramente: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Gesù rivela che vedere lui è vedere il Padre: un'affermazione straordinaria sull'unità tra Gesù e il Padre. La richiesta di Filippo di vedere il Padre mostra un desiderio di comprensione, ma Gesù risponde che vedere lui è vedere il Padre, perché lui e il Padre sono una cosa sola.
Allora, cosa significa questo per i successori degli apostoli, soprattutto per i cardinali che stanno trascorrendo questi giorni prima dell'apertura del conclave, discernendo insieme i segni dei tempi e il bene di tutta la Chiesa che avanza? Significa che dobbiamo mantenere la nostra attenzione su Gesù in ogni momento. La nostra missione è guidare gli altri verso il Signore, indicare alle persone la via, la verità e la vita che è Gesù Cristo. Quando siamo uniti nello scopo, nell'umiltà e nell'amore, riflettiamo la comunione divina che esiste nella Trinità.
Che l'esempio dei santi Filippo e Giacomo ci ispiri a rimanere saldi, umili e uniti nella nostra fede, affinché la gloria di Cristo risplenda attraverso di noi e attiri molti all'amore del Padre. Maria Santissima, Madre di tutti i viventi, prega per noi che ricorriamo a te. Dio vi benedica.
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