Fratelli e sorelle, oggi la Chiesa celebra con gioia la memoria di Sant’Andrea Dũng-Lạc e dei 117 martiri del Vietnam. Tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo, i cristiani furono perseguitati violentemente dai vari imperatori, considerati una minaccia allo Stato perché riconoscevano Cristo come loro Re, e non l’imperatore—proprio come accadde ai primi cristiani perseguitati da Roma.
Tra questi martiri troviamo sacerdoti, vescovi, religiosi, catechisti, padri di famiglia e contadini. Furono imprigionati, torturati, esiliati e uccisi con diversi metodi pur di costringerli a rinnegare Cristo. Ma rimasero fedeli fino al martirio e furono canonizzati da San Giovanni Paolo II nel 1988.
Sant’Andrea, sacerdote noto per umiltà e ripetuti arresti, assunse il nome cristiano dopo il battesimo. Egli e i suoi compagni vissero alla lettera le parole del Vangelo: «Sarete consegnati ai tribunali… sarete condotti davanti a re e governatori per causa mia.» Le loro condanne divennero testimonianza, non sconfitta.
Il Vangelo promette anche: «Non preoccupatevi di cosa dire: lo Spirito parlerà per voi.» E così avvenne. Testimonianze storiche raccontano che molti martiri pregavano e perdonavano i carnefici, annunciando Cristo con pace e fermezza. Non fu solo coraggio umano, ma grazia divina.
Le persecuzioni non vennero solo da poteri esterni: spesso furono denunciati da parenti e vicini, come Gesù aveva annunciato.
Questi martiri ci insegnano a rimanere saldi nella fede, a testimoniare con la forza dello Spirito e a perseverare nelle prove. Ci domandano: Quanto è profondo il nostro legame con Cristo?
Chiediamo la loro intercessione perché possiamo vivere con coraggio, fede e perdono.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
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