Fratelli e sorelle carissimi, in questa 33ª domenica del Tempo Ordinario il Signore vi doni la sua pace. Mentre l’anno liturgico volge al termine, la Parola di Dio ci invita a riflettere sulle “cose ultime”, ricordandoci che il Signore viene, e viene con giustizia e misericordia.
Il profeta Malachia parla del giorno del Signore: per i superbi sarà come un forno ardente, ma per chi teme Dio sarà come il sole di giustizia che porta guarigione. I Padri della Chiesa videro in questo sole la figura di Cristo stesso, che viene a purificare e a illuminare.
Il salmo canta la gioia della creazione: i fiumi, i monti, il mare esultano, perché il Signore viene a governare la terra con giustizia. Come diceva Benedetto XVI, la gioia cristiana nasce dalla certezza che il Giudice del mondo è buono e misericordioso.
San Paolo, nella seconda lettura, ammonisce i Tessalonicesi che avevano smesso di lavorare pensando che il ritorno del Signore fosse imminente. “Chi non vuol lavorare, neppure mangi.” Non per durezza, ma per dignità: il lavoro partecipa alla creazione di Dio. Anche per noi è un richiamo alla responsabilità e alla disciplina quotidiana.
Nel Vangelo, Gesù annuncia la distruzione del Tempio e invita i discepoli a non confidare in ciò che passa, ma nel Dio vivente, eterno e fedele. “Non vi sarà lasciata pietra su pietra.” Guerre, persecuzioni e dolori non sono la fine, ma i segni di un mondo che attende la sua piena redenzione.
Come scriveva Benedetto XVI, Gesù non ci dà una data, ma una chiamata alla fedeltà. Non dobbiamo temere, ma perseverare. Gesù promette: “Nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.”
Il Signore non ci libera dalla sofferenza, ma ci dona la grazia di sostenerla con fede. Viviamo dunque con fiducia, cercando prima il Regno di Dio. Tutto il resto ci sarà dato in aggiunta.
Il Signore vi benedica: Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
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