Oggi celebriamo Santa Elisabetta d’Ungheria, patrona dell’Ordine Francescano Secolare. Figlia del re Andrea II d’Ungheria, nacque nel 1207 e fin da giovane visse il Vangelo con radicalità. A soli quattordici anni sposò Ludovico IV di Turingia e fu sposa, madre e serva dei poveri. Rimasta vedova a vent’anni, si dedicò interamente all’assistenza dei malati, costruendo ospedali e servendo personalmente i bisognosi.
Terziaria francescana, ispirata da san Francesco, scelse povertà, umiltà e carità nonostante la sua origine regale. Morì a ventiquattro anni e fu canonizzata nel 1235 da papa Gregorio IX, lo stesso che canonizzò san Francesco.
La sua vita realizzò le parole della Prima Lettera di san Giovanni: «Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.» Elisabetta amò con gesti concreti: nutrì gli affamati, curò i malati, consolò gli afflitti. La sua fede non fu sentimento, ma dono totale.
Il Salmo odierno dice: «Gustate e vedete quanto è buono il Signore.» Elisabetta trovò la sua gioia non nella ricchezza ma in Dio. Soffrì povertà e rifiuto, ma irradiava serenità perché il suo tesoro era nel cielo.
Nel Vangelo, Gesù dice: «Amate i vostri nemici, siate misericordiosi come il Padre vostro.» Elisabetta visse questa misericordia servendo anche chi non la comprendeva. Il suo amore era gratuito e puro, riflesso dell’amore di Cristo che dona senza misura.
Santa Elisabetta ci insegna che l’amore diventa divino quando costa, quando si fa concreto nelle mani e nel cuore. Per sua intercessione, chiediamo di vivere la carità con gioia e semplicità, cercando la santità nella vita quotidiana.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
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