26a Settimana del Tempo Ordinario C – Venerdì – 3 Ottobre Transito del nostro Padre Serafico, San Francesco d’Assisi

Published on 2 October 2025 at 13:00

Cari fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace in questo giorno. Il 3 ottobre, alla sera, il mondo francescano celebra il Transito, il passaggio da questa vita alla successiva, del nostro amato fondatore e padre serafico, San Francesco d’Assisi.

Questo passaggio dalla realtà terrena alla dimora eterna è ciò che chiamiamo Transito. Un’immagine bellissima mi viene in mente quando penso a questo momento: la pace e la gioia con cui San Francesco spirò l’ultimo respiro. Egli non affrontò la morte con paura. Molti di noi tremano al pensiero della morte, ma non i santi.

Perfino Gesù, nei Vangeli, è ricordato come avendo cantato una sola volta nella sua vita—almeno secondo quanto ci riferisce la Scrittura. E ciò avvenne la notte in cui si incamminò verso la morte. Dopo l’Ultima Cena, andarono al Giardino degli Ulivi, al Getsemani, cantando.

Come francescani, anche noi siamo chiamati ad accogliere la morte come parte della creazione di Dio—non come una fine, ma come un passaggio verso la vera vita. Possiamo imparare a vedere le nostre prove, le sofferenze e la morte stessa come una porta verso il Padre. Le nostre sofferenze diventano una purificazione prima di attraversare quella soglia.

La sera della sua morte, il nostro padre serafico Francesco chiese di essere deposto nudo a terra, mostrando la sua radicale povertà fino alla fine. Eppure non era solo. I suoi fratelli lo circondavano, cantando il Cantico delle Creature, che egli stesso aveva composto.

Fratelli e sorelle, specialmente voi che appartenete alla famiglia francescana, la fraternità non è semplicemente una comodità. Non è un luogo dove gli altri sono presenti solo per servirci, ma è la casa dove viviamo e moriamo insieme. La vita cristiana non è mai solitaria: è comunione. E così, quando immaginiamo i frati intorno a Francesco, disteso nudo a terra e coperto dalla tunica di un confratello, dobbiamo chiederci: come accompagniamo gli uni gli altri, soprattutto i deboli, i malati e i morenti?

Francesco volle morire povero, come era vissuto povero, in imitazione di Gesù, che fu spogliato di tutto prima della crocifissione. Il Signore fu privato persino delle sue vesti, segno della sua totale dipendenza dal Padre. Per noi, la povertà non è miseria, ma libertà. Il distacco ci permette di vivere più pienamente e di morire senza attaccamenti. Possiamo domandarci: a che cosa ci aggrappiamo ancora che ci impedisce di amare liberamente Dio e il prossimo?

La tradizione ricorda anche che, la notte della sua morte, Francesco ricevette il Corpo di Cristo, unendo il suo passaggio al Mistero pasquale—la Pasqua eterna, il passaggio eterno in Cristo da questo mondo all’altro. L’Eucaristia è la fonte e il culmine della nostra vita. Anche la nostra morte, come quella di Francesco, deve essere una morte eucaristica, un’offerta di sé. Perché diventiamo Colui che riceviamo: Gesù, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.

Cari amici, Francesco non si aggrappò alla vita, ma si affidò con fiducia e gioia alla misericordia di Dio. Il Transito non è una sera di tristezza, ma di speranza e di gioia. La morte non è la fine della storia: è il passaggio alla comunione eterna con Dio.

E così, cari fratelli e sorelle, mentre celebriamo questa sera, chiediamo a San Francesco di intercedere per noi e per i nostri cari. Che anche noi possiamo essere così uniti a Gesù, da offrire qualunque sofferenza ci venga incontro, come Cristo stesso, a gloria del Padre, nella potenza dello Spirito Santo.

E che Dio vi benedica: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.


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