Cari fratelli e sorelle in Cristo, mentre continuiamo a sforzarci di vivere il Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo—di cercare, compiere e amare la volontà del Padre—dobbiamo abbracciare ciò che ci rende virtuosi, piuttosto che ciò che ci appesantisce e ci impedisce di vivere la vita spirituale. Questa vita spirituale porta significato e bellezza al cammino che il Signore ci ha donato.
Nella prima lettura di oggi, San Paolo, nella sua lettera a Timoteo, ci incoraggia a evitare l’invidia, le rivalità, gli insulti, i sospetti maligni e le discordie reciproche tra persone dalla mente corrotta, prive della verità, che vedono nella religione un mezzo di guadagno personale. Fratelli e sorelle, San Paolo parla di coloro che usano la religione per motivi egoistici—coloro che predicano Dio e annunciano la Buona Notizia non per aiutare gli altri, ma per arricchire sé stessi. Non c’è nulla di più detestabile, nel Nuovo Testamento, che usare Dio per adorare il falso dio del denaro.
San Paolo avverte Timoteo che coloro che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione, in un tranello e in molti desideri insensati e dannosi che li precipitano nella rovina e nella distruzione. Infatti, egli afferma: «L’amore del denaro è la radice di tutti i mali.» Fratelli e sorelle, notate bene che non è il denaro in sé la radice di tutti i mali, ma l’amore per il denaro. Perché? Perché i nostri cuori dovrebbero essere rivolti ad amare una sola cosa: fare la volontà del Padre. Eppure, il denaro può facilmente soffocare quel desiderio di santità che è dentro di noi.
Nel Vangelo di oggi, ascoltiamo delle donne che seguivano Gesù, insieme ai discepoli. Erano devote alla Parola di Dio che era giunta a loro attraverso Gesù—anzi, alla Parola di Dio che è Gesù stesso. Si parla di donne guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; Giovanna, moglie dell’amministratore di Erode, Cusa; Susanna; e molte altre. Esse provvedevano a Gesù e ai discepoli con i loro beni.
Queste donne, pur avendo ricevuto abbondanza, non erano attaccate alla ricchezza per interesse egoistico. Piuttosto, mettevano le loro risorse al servizio del Regno di Dio. Ci ricordano che i beni non sono cattivi in sé, ma conta il modo in cui li usiamo e se ci avvicinano a Dio o ci allontanano da lui.
Perciò, fratelli e sorelle, riflettiamo anche noi su come possiamo utilizzare le nostre risorse—il nostro tempo, i nostri talenti e i nostri beni—per far avanzare il Regno di Dio. Cerchiamo non solo di compiere la sua volontà, ma di amarla profondamente nelle nostre vite. Amen.
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