Cari fratelli e sorelle, spero che questo mercoledì sia già iniziato bene per voi e che il Signore continui a benedirvi. Nella prima lettura della Messa di oggi ascoltiamo dalla lettera di san Paolo ai Colossesi, dove ricorda che, se siamo risorti con Cristo, dobbiamo “cercare le cose di lassù, dove si trova Cristo, seduto alla destra di Dio”. E aggiunge: “Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”.
Quante volte pensiamo alle cose di lassù? E quando lo facciamo, se non quando preghiamo e quando ci discipliniamo con pratiche come il digiuno? Questo ci aiuta ad allargare lo sguardo oltre questo mondo, verso le cose di Dio, ciò che è a Lui gradito.
Come sappiamo, il corpo è un dono meraviglioso di Dio, ma porta con sé molte inclinazioni. San Tommaso le chiama gli appetiti corporei: la fame, l’istinto sessuale, il bisogno di riconoscimento, la popolarità, e tanti altri desideri interiori. Tutto questo fa parte della nostra umanità, sì, ma Dio ci ha donato anche una mente, uno spirito e una volontà, perché sappiamo governare questi impulsi quando ci trascinano sulla strada sbagliata.
La tentazione può venire da tre fonti: dal mondo che ci circonda, dal demonio e perfino da noi stessi—dalla concupiscenza della carne. San Paolo ci invita a sottomettere le nostre passioni alla volontà di Cristo, quando dice: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio… fate dunque morire ciò che appartiene alla terra: impurità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria”.
Quella cupidigia che è idolatria nasce quando non sappiamo apprezzare i veri doni di Dio, quando cerchiamo nei beni materiali ciò che solo Dio può darci: gioia, pace, forza, scopo e felicità. Ho sentito tante storie: “Padre, pensavo che, appena avessi preso la patente, la mia vita sarebbe stata piena. Poi ho provato lo sci, ma nemmeno quello mi ha colmato. Poi ho cercato relazioni, una dopo l’altra, eppure il mio cuore era ancora inquieto”.
E questo ci riporta alle parole di sant’Agostino: “Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.
Più avanti, san Paolo nella stessa lettera ci dice: “Non mentitevi gli uni gli altri”. I tempi dell’inganno, dell’astuzia, del nascondere sono finiti per noi che viviamo nella luce di Cristo. Ma occorre disciplina. Bisogna restare sulla strada giusta, vivere costantemente in santità e rettitudine. E soprattutto, la preghiera deve venire per prima, perché dallo Spirito del Signore riceviamo la forza. È lo stesso Signore che, nel Vangelo di oggi, ci ricorda ciò che ci rende davvero felici: le Beatitudini.
Quando siamo poveri in spirito, quando abbiamo fame e sete di giustizia, quando piangiamo per le cause giuste—allora saremo saziati. Il Signore ci insegna che la povertà, in questo mondo, si vive anche rinunciando a cercare posti prestigiosi. Anche noi, nel ministero, dobbiamo guardarci dal desiderare incarichi che portano onore o denaro. Soprattutto noi francescani, che potremmo essere tentati di pensare al conforto che questi benefici potrebbero dare.
Dio non vuole che viviamo nella miseria. Assolutamente no. Ma desidera che siamo liberi. Ancora di più, desidera che siamo poveri nell’orgoglio che continuamente minaccia la nostra disposizione all’umiltà. E vuole che ricordiamo che la nostra relazione con Lui è il bene più prezioso che possediamo: questo è ciò che ci rende ricchi ai Suoi occhi. Tutto si riassume nella nostra relazione con Lui e in come essa si traduce nell’amore che doniamo agli altri.
Il Signore vi benedica, fratelli e sorelle, nel vostro cammino. Siate forti, sapendo che il Signore è con voi, e con voi ci sono la Beata Vergine Maria, l’angelo custode, e tutti i santi e gli angeli che pregano per voi e vi incoraggiano.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
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