23ª settimana del tempo ordinario C – Giovedì

Published on 10 September 2025 at 13:02

Nelle letture di oggi, Dio ci aiuta a comprendere il nostro rapporto con Lui. La nostra identità è qualcosa che si sviluppa nel corso della nostra vita, man mano che giungiamo alla conoscenza, all'apprezzamento e all'esperienza vissuta della verità che siamo figli e figlie di Dio.

Nella prima lettura, San Paolo ci dice che siamo «gli eletti di Dio, santi e amati». Fratelli e sorelle, la nostra vita cristiana scaturisce da questa identità, non solo dai nostri sforzi. Non si tratta semplicemente di compiere grandi e buone azioni. Il nostro primo e principale compito virtuoso è quello di costruire un rapporto con Dio. Una volta che questo rapporto è vivo in noi, esso modella e trasforma il modo in cui compiamo tutte quelle buone opere che la sua grazia ha già preparato per noi.

San Giovanni Crisostomo ci ricorda che non è tanto ciò che facciamo a renderci santi, ma chi siamo in Cristo. Siamo amati prima di tutto, e quell'amore ci dà la forza di vivere in modo diverso.

San Paolo, nella lettura odierna dalla Lettera ai Colossesi, parla di compassione, gentilezza, umiltà, dolcezza e pazienza, essenzialmente le virtù. Eppure, ai nostri giorni, spesso tralasciamo il linguaggio della virtù e ci affrettiamo invece a ricorrere al linguaggio dei diritti. Troppo spesso, invece di chiederci: «Come posso aiutare il mio prossimo?», la domanda diventa: «Come posso promuovere la mia causa?». Viviamo in una cultura che guarda costantemente al proprio interno: «Tutto ruota intorno a me».

Ma siamo chiamati a tornare al linguaggio della virtù: compassione, gentilezza, umiltà, dolcezza, perdono. Come scrisse una volta Sant'Agostino: «Devi rivestirti dell'amore come di un abito, perché l'amore copre una moltitudine di peccati». E San Francesco di Sales, noto per la sua gentilezza, insegnava: «Niente è così forte come la gentilezza, e niente è così gentile come la vera forza». La vera forza sta nell'essere cortesi, gentili e disponibili verso chi ha bisogno di noi.

Nel Vangelo di oggi, Gesù ci dice di amare i nostri nemici. È qui che la pazienza, l'umiltà e il perdono sono messi maggiormente alla prova. «Amate i vostri nemici. Fate del bene. Benedite. Pregate». Come disse San Tommaso d'Aquino, amare i propri nemici è il culmine della perfezione cristiana.

Lo abbiamo visto nella nostra epoca attraverso San Giovanni Paolo II. Dopo essere stato colpito da un proiettile, ha perdonato il suo aspirante assassino. Ha teso una mano misericordiosa all'uomo che aveva cercato di ucciderlo, qualcuno che probabilmente era stato manipolato, persino costretto, a fare ciò che aveva fatto. Quella misericordia ha aperto la strada alla grazia di Dio nel cuore dell'assassino.

Anche santa Teresa di Lisieux ci ricorda: «La vera carità consiste nel sopportare tutti i difetti del prossimo, non stupirsi delle sue debolezze, ma essere edificati dalle più piccole virtù». Che bel modo di amare: riconoscere anche il piccolo bene che qualcuno sta facendo, nonostante le sue lotte e difficoltà.

Gesù ci dà anche la Regola d'oro nel Vangelo di oggi: fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi. San Giovanni Vianney una volta disse: «Non amiamo Dio se non amiamo il nostro prossimo. Sono due amori che non possono essere separati». E nostro Signore continua: «La misura con cui misurate sarà la misura con cui sarete misurati». Santa Caterina da Siena lo esprime in modo molto semplice: «La misura dell'amore è amare senza misura».

Fratelli e sorelle, chiediamo al Signore lo spirito dell'amore affinché anche noi possiamo amare come Lui ama, dando tutto noi stessi a coloro che ci circondano. E rivolgiamoci all'intercessione della Beata Vergine Maria, che ci ha dato Cristo e lo ha cresciuto con amore affinché potesse guidarci e salvarci.

Che Dio vi benedica in questo giorno.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.


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