Cari fratelli e sorelle in Cristo, celebrando questo venerdì dell'ottava pasquale, ci troviamo nel glorioso periodo successivo alla Risurrezione, quando la Chiesa primitiva stava appena iniziando a svolgere la sua missione nel mondo. Le letture di oggi rivelano una profonda verità sull'identità e la vocazione di coloro che seguono Cristo e desiderano navigare nelle complessità della fede in un mondo spesso avverso ad essa.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti, vediamo Pietro e Giovanni, incoraggiati dallo Spirito, proclamare con coraggio la Buona Novella di Gesù Cristo - proprio il messaggio che li ha fatti arrestare. Hanno affrontato le autorità religiose, uomini che avevano il potere di farli tacere, eppure Pietro parla con una convinzione incrollabile: “Non c'è salvezza per mezzo di nessun altro, né c'è altro nome sotto il cielo dato al genere umano per mezzo del quale possiamo essere salvati”. È un'affermazione radicale che sfida lo status quo, ricordandoci che la vera salvezza si trova solo in Gesù, la pietra angolare che i costruttori hanno rifiutato.
Ciò che più mi colpisce in questo brano è l'audacia di Pietro. Ecco un uomo che, non molto tempo prima, aveva negato di conoscere Gesù per paura. Ma ora, pieno di Spirito Santo, si presenta con fermezza davanti a coloro che un tempo condannavano il suo Signore. Questa trasformazione non è solo una testimonianza della forza o del coraggio di Pietro, ma un riflesso del Cristo risorto che opera in lui, lo stesso Signore che opera anche in noi. Lo stesso Spirito che ha dato forza a Pietro è disponibile per ognuno di noi, spingendoci a parlare, a rimanere saldi nella nostra fede e a proclamare la verità del Vangelo, anche di fronte alle avversità.
Nella lettura del Vangelo di Giovanni, incontriamo i discepoli che sono tornati alla loro vecchia vita, quella della pesca, dopo la risurrezione. Faticano tutta la notte e non pescano nulla, una metafora dell'inutilità che a volte possiamo provare quando ci affidiamo solo ai nostri sforzi. Solo quando Gesù appare e li istruisce a gettare le reti sul lato destro della barca, ricevono l'abbondanza. Questa pesca miracolosa ci ricorda che il vero successo nella nostra vita non si trova nelle nostre forze o nella nostra comprensione, ma nel seguire la guida di Cristo.
La scena continua, mentre Gesù, nella sua tenera benevolenza, prepara la colazione per loro, un incontro intimo che la dice lunga sul suo desiderio di relazione con noi. “Venite a fare colazione”, invita Gesù, spezzando il pane e dividendo il pesce con i suoi discepoli. È un gesto profondamente personale; soddisfa i loro bisogni fisici ricordando loro che non sono abbandonati.
Nella luce della Risurrezione, siamo invitati a riflettere sulla nostra vita. Quante volte ci troviamo a pescare nelle acque delle nostre realizzazioni, a cercare un significato e uno scopo in luoghi che ci lasciano vuoti? Come i discepoli, anche noi abbiamo bisogno di gettare le reti dall'altra parte, nelle profondità della fede, dell'abbandono e della fiducia in Gesù.
Questo periodo pasquale ci sfida a passare dalle ombre del dubbio e della disperazione alla luminosità della fede e dell'audacia. Siamo chiamati a confrontarci con il nostro mondo proprio come fecero Pietro e Giovanni, proclamando coraggiosamente la verità di Gesù e della sua risurrezione, permettendo allo Spirito Santo di operare attraverso di noi. Dobbiamo cercare Cristo nella nostra vita quotidiana, invitarlo nelle nostre sfide e ricordare che è Lui a trasformare il nostro nulla in abbondanza.
Mentre partecipiamo all'Eucaristia oggi, possiamo ricordarci del pasto condiviso che Cristo ci offre: il suo corpo e il suo sangue, il nostro sostentamento per il viaggio. Lasciamo questo luogo incoraggiati a vivere la nostra fede con coraggio, proclamando con la nostra vita che Gesù è davvero la via, la verità e la vita.
Amen.
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