Oggi, nella memoria di San Giovanni Vianney, patrono dei parroci, siamo invitati a riflettere non solo sulla sua vita straordinaria, ma anche su ciò che lo ha reso il sacerdote ideale, non agli occhi del mondo, ma agli occhi di Dio.
Nella prima lettura dal Libro dei Numeri, incontriamo Mosè, oppresso, esausto e sopraffatto dalle lamentele del popolo. Egli grida a Dio: «Sono forse io che li ho generati?». Sembra un padre stanco, ed è proprio questo che spesso diventa un pastore: un padre spirituale che accompagna il suo popolo in ogni stagione, anche quando mormora e sembra dimenticare i miracoli che ha già ricevuto.
Allo stesso modo, nel Vangelo, Gesù risponde non con frustrazione ma con compassione. Dopo aver appreso della morte di Giovanni Battista, Gesù cerca la solitudine, ma il popolo lo segue. E nonostante il proprio dolore, «il suo cuore si commosse di pietà» e guarì e sfamò la folla. Non li manda via. Dà se stesso.
E ora arriviamo a San Giovanni Vianney, l'umile Curato d'Ars. Quando fu assegnato al piccolo villaggio di Ars in Francia, nessuno si aspettava molto da lui. Era poco istruito e era stato quasi espulso dal seminario. Eppure, in questo tranquillo villaggio, divenne un'icona vivente della santità sacerdotale.
Cosa lo rese il parroco ideale?
- Compassione che si svuota di sé, come Cristo.
Giovanni Vianney dormiva raramente più di poche ore a notte. Ascoltava le confessioni fino a 16 ore al giorno. Migliaia di persone percorrevano chilometri per confessare i propri peccati e ricevere la guarigione attraverso di lui. Come Gesù nel Vangelo di oggi, egli dava alle persone non solo cibo spirituale, ma se stesso.
- La perseveranza sotto il peso, come Mosè.
Lottava quotidianamente contro lo scoraggiamento, persino contro gli attacchi demoniaci, e una volta disse: «Il sacerdozio è l'amore del cuore di Gesù». Anche quando era sopraffatto, non abbandonava il suo gregge.
- Nutriva le anime con la Parola di Dio, non con i comfort mondani.
Spesso metteva in guardia contro l'autocompiacimento morale, in particolare contro il pericolo di dimenticare la fame eterna dell'anima. Diceva: «L'anima ha fame di Dio, e nulla tranne Dio può soddisfarla».
In breve, il parroco ideale nella sua mente non è un amministratore, non è un manager, ma un uomo di preghiera e di sacrificio, che nutre il suo popolo non solo con il pane, ma con la verità, la misericordia e la presenza stessa di Cristo.
E qui, cari fratelli e sorelle, sta la sfida e l'ispirazione per tutti noi. Anche se questa festa è dedicata in modo particolare ai sacerdoti, essa riguarda tutti i cristiani. Siamo tutti chiamati a nutrire gli altri, non solo materialmente, ma spiritualmente. A portare Cristo a un mondo affamato. E a diventare, come Vianney, canali della grazia di Dio, non perché siamo forti, ma perché siamo fedeli.
Preghiamo oggi, in particolare per i nostri parroci, affinché possano essere rafforzati nella loro vocazione. E ringraziamo Dio per San Giovanni Vianney, che ha mostrato al mondo cosa può accadere quando un umile sacerdote diventa un vaso del Sacro Cuore.
San Giovanni Vianney, prega per noi.
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