Nella memoria di san Domenico, ricordiamo un uomo che non solo era un predicatore di grande talento, ma anche un fondatore visionario di un ordine religioso che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia della Chiesa. Nato a Caleruega, in Spagna, intorno al 1170, Domenico de Guzmán era un uomo di preghiera, di studio e di profonda compassione per la salvezza delle anime. Visse in un'epoca in cui la Chiesa era afflitta da confusione, eresie e indifferenza spirituale, ma capì chiaramente che la risposta non era la condanna, bensì una rinnovata proclamazione del Vangelo. Domenico riconobbe la necessità di un nuovo tipo di evangelizzazione, che unisse una profonda conoscenza teologica allo zelo apostolico, una predicazione radicata sia nella verità che nell'amore. In risposta a ciò, fondò l'Ordine dei Predicatori, oggi noto come Domenicani, con la missione di proclamare il Vangelo attraverso la predicazione, lo studio rigoroso e una vita caratterizzata dalla povertà, dalla preghiera e dalla fraternità.
Uno degli aspetti più sorprendenti e stimolanti della vita di San Domenico fu la sua amicizia con San Francesco d'Assisi. Sebbene i loro percorsi verso la santità fossero diversi – Domenico attraverso il pulpito e le scuole, Francesco attraverso la povertà e l'abbraccio dei poveri – erano legati da un amore comune e ardente per Cristo e da un profondo desiderio di rinnovare la Chiesa dall'interno. Questa affinità spirituale gettò le basi per un legame straordinario tra le loro due comunità, i domenicani e i francescani, un rapporto che dura da oltre otto secoli. Non fu mai una rivalità, ma una collaborazione nel Vangelo: ciascuno apportava doni diversi, ma serviva la stessa missione. Ancora oggi, i frati domenicani e francescani spesso lavorano fianco a fianco nelle parrocchie, nelle aule universitarie e nei campi di missione, portando avanti quell'alleanza forgiata nell'umiltà, nel rispetto reciproco e nell'amore.
Le letture di oggi ci ricordano che il cuore del Vangelo non sta nell'eloquenza umana o nel potere mondano, ma nel mistero di Cristo crocifisso. Le parole di San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi riecheggiano lo spirito della vocazione di Domenico: «Noi predichiamo Cristo crocifisso». Per Domenico, predicare non era mai semplicemente una questione di tenere un sermone; si trattava di far conoscere Cristo in ogni modo possibile: attraverso la parola, lo studio, la testimonianza personale e la santità della vita stessa. La sua predicazione era un'opera d'amore, volta ad aprire i cuori alla verità che ci rende liberi.
Mentre continuiamo la nostra missione di proclamare la Parola – sia dai pulpiti, nelle aule scolastiche o attraverso i moderni strumenti dei media digitali – stiamo seguendo le orme di San Domenico. Egli comprese che la predicazione non è un compito da spuntare su una lista, ma uno stile di vita, una vocazione che scaturisce da un cuore innamorato di Dio. È una chiamata a portare gli altri alla bellezza, alla saggezza e al potere trasformante del Vangelo.
Prendiamo quindi sul serio, come san Domenico, la chiamata di Cristo nel Vangelo di oggi: seguire senza esitazione, proclamare senza compromessi e vivere sempre alla luce di Colui che non ha dove posare il capo, ma dimora in ogni cuore che desidera il Regno. E che i nostri fratelli e sorelle domenicani, con il loro amore per la verità e la chiarezza dell'insegnamento, continuino a ispirarci a vivere e a predicare con coraggio, umiltà e gioia. Amen.
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