Oggi celebriamo la memoria di sant'Ignazio di Loyola, un uomo la cui vita è diventata dimora della gloria di Dio, ma solo dopo essere stata completamente ricostruita dalla grazia.
Nato nel 1491, Ignazio non è sempre stato il fervente maestro spirituale che conosciamo oggi. In gioventù era un soldato, un cortigiano, un uomo ambizioso, orgoglioso e vanitoso. Desiderava l'onore e la gloria, non Dio. Il suo cuore non era rivolto alla corte del Signore, ma alla corte dei re.
Ma Dio aveva altri piani. Nel 1521, durante la battaglia di Pamplona, Ignazio fu colpito da una palla di cannone che gli frantumò la gamba e, con essa, i suoi sogni mondani. Durante una lunga e dolorosa convalescenza, chiese qualcosa da leggere, sperando in racconti di cavalieri e storie d'amore. Tutto ciò che era disponibile erano libri su Cristo e sulla vita dei santi. Con riluttanza, li lesse.
Accadde qualcosa di inaspettato. Mentre leggeva di San Francesco, San Domenico e altri, il suo cuore cominciò a commuoversi. All'inizio ammirava il loro coraggio e il loro eroismo. Ma presto si rese conto che ciò che lo commuoveva veramente, ciò che gli dava una gioia duratura, non era la lode o la gloria umana, ma l'amore di Dio. Cominciò a notare la differenza tra l'eccitazione passeggera e la vera consolazione spirituale. Questo fu il seme della sua conversione.
Da quel momento in poi, Ignazio iniziò a vivere con precisione nella sua fede, facendo, come Mosè, esattamente ciò che il Signore gli aveva comandato. I suoi Esercizi Spirituali divennero una scuola per l'anima, mostrando agli altri come discernere, scegliere rettamente e seguire la volontà di Dio.
Nel Vangelo di oggi, Gesù dice che il Regno dei cieli è come una rete gettata in mare, che cattura pesci di ogni tipo. Alla fine, i buoni vengono conservati, i cattivi vengono gettati via. Ignazio imparò a “selezionare il pescato” nel proprio cuore, conservando i desideri che lo conducevano verso Dio e rifiutando quelli che lo allontanavano. Il suo amore per la disciplina, il coraggio e la nobile lotta non andarono perduti, ma furono purificati. E nuovi doni - umiltà, abbandono, zelo per le anime - cominciarono a fiorire.
La sua vita ci ricorda che la conversione è possibile per chiunque. Dio può ricostruire l'anima più spezzata, una pietra alla volta, con pazienza e cura. Ciò che permettiamo di dimorare nel nostro cuore - ambizione o umiltà, vanità o grazia - plasmerà ciò che diventeremo. E come Ignazio, anche noi dobbiamo imparare a lasciare che Dio ci riveli ciò che vale la pena conservare e ciò che deve essere gettato via.
Ignazio ci ha lasciato una preghiera che riflette il salmo di oggi:
«Prendi, Signore, ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà.
Tutto ciò che ho e che chiamo mio.
Tu mi hai dato tutto; a te, Signore, lo restituisco.
Tutto è tuo; fa' di esso ciò che vuoi.
Dammi solo il tuo amore e la tua grazia. Questo mi basta».
Che possiamo avere il coraggio di pregare con queste parole oggi.
Che possiamo lasciare che Dio ricostruisca la dimora dei nostri cuori.
E che la Sua gloria riempia le nostre vite.
Amen.
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