Miei cari fratelli e sorelle in Cristo, la pace sia con voi! Se c'è un filo conduttore che accomuna tutte le letture di oggi, è questo: Dio ascolta. E non solo ascolta, ma ascolta con un cuore pieno di misericordia. Ma questa misericordia divina non è passiva. È mossa, risvegliata e persino approfondita dalla nostra perseveranza nella preghiera, una perseveranza radicata nella fede e nella fiducia.
Cominciamo con Abramo nella prima lettura della Genesi. Che straordinario scambio tra un semplice mortale e il Creatore dell'universo! Abramo non si limita a pregare, ma intercede con coraggio. Negozia, quasi come un bambino che contratta con un genitore. Passa da cinquanta giusti a dieci. E in tutto questo, qual è la risposta di Dio? Pazienza. Misericordia. Disponibilità a cedere.
Questa non è la storia di un Dio arrabbiato che si lascia persuadere con riluttanza da un uomo astuto. No, è una finestra sul cuore di Dio, un Dio che non cerca motivi per punire, ma anche la più piccola scusa per mostrare compassione. La preghiera di Abramo rivela qualcosa di essenziale: possiamo avvicinarci a Dio con le nostre preoccupazioni, la nostra audacia e persino i nostri cuori mercanteggianti, perché Lui ascolta.
Questo concetto è ulteriormente approfondito nel Vangelo di oggi. I discepoli osservano Gesù che prega e gli chiedono: «Signore, insegnaci a pregare». E in risposta, Gesù ci dona il Padre Nostro, una preghiera semplice e profonda allo stesso tempo. In essa riconosciamo la santità di Dio, cerchiamo il Suo regno, chiediamo i nostri bisogni quotidiani e imploriamo perdono e protezione. Ma Gesù non si limita a insegnarci cosa pregare. Ci insegna come avvicinarci alla preghiera: con perseveranza.
Racconta la parabola dell'amico che bussa a mezzanotte. Il punto non è che Dio sia riluttante e che dobbiamo insistere per convincerlo. No, il punto è che Dio è ancora più generoso e attento del miglior genitore o amico umano. Gesù ci dice: chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto.
La perseveranza nella preghiera non cambia Dio, ma cambia noi. Rafforza la nostra fiducia. Ci avvicina al cuore del Padre. E ci apre al dono che Gesù promette alla fine del Vangelo di oggi: lo Spirito Santo. Dio non è avaro della sua grazia. Si compiace nel darci cose buone, specialmente la sua presenza.
Ora passiamo alla lettera di San Paolo ai Colossesi. Qui vediamo il frutto della misericordia di Dio nel modo più potente. Paolo ci ricorda che attraverso la morte e la risurrezione di Cristo, i nostri peccati sono stati perdonati. Il registro delle nostre trasgressioni, il nostro debito, è stato inchiodato alla croce. Questo è ciò che alla fine è la misericordia di Dio: non semplicemente risparmiarci dal giudizio, ma portarci alla vita con Cristo. Il nostro battesimo ci unisce a Gesù e, attraverso questa unione, non siamo mai lasciati soli, non importa quanto ci allontaniamo o quanto ci sentiamo persi.
Mentre continuiamo questa Eucaristia, in cui Cristo si rende nuovamente presente tra noi, preghiamo con fiducia. Bussiamo con speranza. E riceviamo con gratitudine la misericordia e la vita che Dio ci offre così generosamente.
“Signore, nel giorno in cui ho chiesto aiuto, mi hai risposto”.
Che questo sia il nostro canto non solo oggi, ma ogni giorno. Amen.
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