Miei cari fratelli e sorelle, il Signore vi dia la pace.
«Ho visto il Signore».
Maria Maddalena pronuncia queste parole con gioia trepidante, non solo come prima testimone della risurrezione, ma come persona la cui vita è stata completamente trasformata da Gesù. Oggi la Chiesa la celebra non solo come figura del passato, ma come segno di ciò che l'amore di Cristo può fare per ciascuno di noi.
Nel Vangelo di Giovanni di oggi, troviamo Maria che piange fuori dal sepolcro. Il suo dolore non è solo la tristezza per un amico perduto. È il dolore straziante di chi ha conosciuto l'oscurità ed è stato attirato verso la luce. La sua trasformazione è la storia della sete dell'anima umana per Dio, espressa dal salmista nel salmo di oggi: «L'anima mia ha sete di te, o Signore, mio Dio».
Ma chi è esattamente Maria Maddalena? La tradizione ha discusso a lungo su questo punto. Oggi la Chiesa latina la celebra come una figura composita: la donna da cui furono scacciati sette demoni (Luca 8,2), la peccatrice che unse i piedi di Gesù con le sue lacrime (Luca 7) e, cosa fondamentale, la sorella di Marta e Lazzaro (Giovanni 11). Mentre i Padri greci tendevano a separare queste figure, i Padri latini - come Papa Gregorio Magno - le consideravano con sicurezza come una sola e stessa persona.
Per la mentalità latina, questa unità di identità è teologicamente potente. Maria Maddalena diventa un'icona completa della redenzione. È la peccatrice pentita. È la contemplativa ai piedi di Gesù. È la sorella in lutto presso la tomba di Lazzaro. E oggi è l'apostola degli apostoli, la prima a vedere e proclamare il Cristo risorto.
Questa tradizione latina vede la sua storia come un percorso:
Dall'allontanamento all'intimità.
Dalle tenebre alla luce.
Da peccatrice a santa.
Dai margini della società al cuore della proclamazione del Vangelo.
Questa sintesi teologica ci offre una potente lente per leggere il nostro percorso. Come dice San Paolo nella lettura odierna dalla seconda lettera ai Corinzi: «Chiunque è in Cristo è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate, ecco, sono diventate nuove». Questa è la storia di Maria Maddalena. E se lo permettiamo, può essere anche la nostra.
Ciò che accade nel giardino la mattina di Pasqua non è semplicemente un ricongiungimento emotivo. È il momento in cui il vecchio sé – la donna perseguitata dal suo passato – muore per sempre, e il nuovo sé – una discepola amata dal Signore – fa il suo ingresso. Il suo pianto si trasforma in meraviglia. Lei lo vede non solo con i suoi occhi, ma con la pienezza del suo cuore: «Rabbouni!», grida. E in quel momento, viene inviata.
Diventa apostola apostolorum, «l'apostola degli apostoli». La Chiesa le conferisce questo titolo non per il suo rango o la sua carica, ma per la sua testimonianza. È la prima a proclamare la Resurrezione. E notate cosa le dice Gesù: «Va' dai miei fratelli...». La manda non con una dottrina o una teologia, ma con una relazione. «Di' loro: io vado al Padre mio e Padre vostro, al mio Dio e vostro Dio».
Questo è il Vangelo che lei predica. Questa è la buona novella: che non siamo più separati da Dio, non siamo più legati al nostro passato. Dio non è solo Suo Padre, ma anche il nostro.
Cari amici, oggi Maria Maddalena ci mostra cosa succede quando l'amore di Cristo, come dice Paolo, ci spinge. Quando permettiamo a noi stessi di essere visti, perdonati e chiamati per nome — «Maria!» — anche noi diventiamo nuovi. La sua festa ci ricorda che la santità non è per i perfetti, ma per i perdonati. Non per i sempre fedeli, ma per coloro che tornano ancora e ancora, aggrappandosi a Gesù nel giardino della grazia.
Oggi in Canada, mentre navighiamo in un mondo in cui le persone spesso si sentono invisibili o respinte dal loro passato, Maria Maddalena è testimone del potere trasformante della misericordia. In lei troviamo la speranza: chi piange fuori dal sepolcro può essere lo stesso che annuncia la risurrezione.
Portiamo oggi nel nostro cuore le sue parole:
«Ho visto il Signore».
Che questa sia anche la nostra proclamazione.
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