Fratelli e sorelle in Cristo, la pace sia con voi. La lettura odierna dal Libro dell'Esodo non è solo la storia della fuga degli Israeliti dall'Egitto. È anche una potente lezione sul cuore umano – il vostro e il mio – e su quanto sia facile allontanarsi dal bene che abbiamo iniziato. Il Faraone è un monito.
All'inizio lascia andare il popolo. Dopo una piaga dopo l'altra, alla fine cede e permette agli Israeliti di andarsene. Sembra quasi un momento di umiltà. Un gesto di pentimento. Ma non appena se ne sono andati, il cuore del Faraone cambia di nuovo. Egli dice: «Che cosa abbiamo fatto?». E nella sua superbia e nella sua ira, si affretta a disfare l'atto di misericordia che aveva appena compiuto. Si mette in marcia per riportarli indietro con la forza. Quante volte abbiamo fatto qualcosa di simile?
Quante volte abbiamo deciso di cambiare – un vero momento di resa, gentilezza o pentimento – solo per ritrattare il giorno dopo? Forse abbiamo detto che avremmo perdonato qualcuno, ma poi abbiamo continuato a nutrire rancore. Forse abbiamo confessato i nostri peccati, ma nel momento in cui siamo stati colpiti dal disagio o dalla paura, siamo ricaduti nelle vecchie abitudini. Forse abbiamo lasciato andare qualcosa nella preghiera, solo per ricominciare a inseguirlo, perché non eravamo ancora pronti a fidarci completamente di Dio. Il faraone ci insegna questo: un momento di pentimento non è sufficiente se il cuore è ancora duro. E l'unico modo per evitare la trappola del faraone è continuare a controllare le nostre motivazioni.
Perché il faraone ha davvero lasciato andare il popolo? È stato perché voleva fare la cosa giusta o perché voleva fermare le piaghe e alleviare la propria sofferenza?
E noi? Perché ci rivolgiamo a Dio? Perché ci pentiamo? È perché siamo veramente dispiaciuti per i nostri peccati, perché amiamo Dio e vogliamo essere liberi, o è solo per evitare le conseguenze, per ritrovare un po' di pace nella nostra vita?
Questa è la domanda che Gesù pone ai farisei nel Vangelo di oggi. Essi gli chiedono un segno, non per fede, ma per orgoglio. Non cercano la verità, ma vogliono metterlo alla prova, usarlo per i propri fini. Ma Gesù risponde che non darà loro alcun segno, tranne quello di Giona: il segno della morte e della risurrezione, del vero pentimento, dell'umiltà.
Il popolo di Ninive ascoltò la predicazione di Giona e cambiò vita. Il faraone, al contrario, sembrò pentirsi, ma poi indurì nuovamente il suo cuore. Noi chi siamo? Non siamo come il faraone, che annullò il proprio atto di misericordia. Non facciamo un passo verso Dio per poi farne due indietro a causa dell'orgoglio, della paura o dell'interesse personale. Non limitiamoci a fare gesti di pentimento, ma cerchiamo una vera conversione del cuore.
E quando ci sentiamo tentati di tornare indietro, di annullare il bene che abbiamo iniziato, ricordiamo le parole che Dio disse a Mosè: «Di' al popolo di andare avanti». Non importa cosa c'è dietro di te - rimpianti, fallimenti, paura - Dio ti chiama ad andare avanti. È pronto a combattere per te, a dividere le acque, a guidarti attraverso l'impossibile. Ma dobbiamo andare avanti con cuori miti. Cuori onesti. Cuori umili. Questa è la via verso la libertà.
Amen.
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