Cari fratelli e sorelle in Cristo, la pace sia con voi. Oggi celebriamo la festa di San Giacomo Apostolo, tradizionalmente conosciuto come Giacomo il Maggiore, non perché fosse più importante dell'altro Giacomo, ma probabilmente perché fu chiamato prima o perché era fisicamente più alto. Questo Giacomo era il fratello di Giovanni Evangelista ed entrambi erano figli di Zebedeo. Lavoravano come pescatori sul Mare di Galilea fino a quando Gesù li chiamò a seguirlo. Insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni formavano una sorta di cerchia ristretta tra i Dodici Apostoli. Solo loro erano presenti in alcuni dei momenti più intimi del ministero di Gesù: la resurrezione della figlia di Giairo, la Trasfigurazione e l'agonia nel Giardino del Getsemani.
Giacomo fu anche il primo degli apostoli a essere martirizzato per la sua fede, come leggiamo negli Atti degli Apostoli (Atti 12,2). La sua vita, quindi, è segnata dalla vicinanza a Cristo e dalla fedeltà fino alla morte.
Tuttavia, come ci ricorda il Vangelo di oggi tratto da Matteo 20, Giacomo non iniziò il suo discepolato con una comprensione perfetta. La madre di Giacomo e Giovanni si avvicina a Gesù con una richiesta audace: chiede che ai suoi due figli siano assegnati posti d'onore nel Suo Regno, uno alla Sua destra e l'altro alla Sua sinistra. È un momento molto umano, ambizioso, forse anche un po' presuntuoso. Gesù, in risposta, non la rimprovera duramente, ma si rivolge invece a Giacomo e Giovanni e chiede: «Potete bere il calice che io sto per bere?». Essi rispondono senza esitazione: «Possiamo». In quel momento, probabilmente non avevano idea di cosa ciò comportasse.
Gesù allora dice loro: «Il mio calice lo berrete davvero», indicando la sofferenza che avrebbero sopportato per amor suo. Per Giacomo, questa promessa si è avverata quando ha dato la vita per testimoniare Cristo, diventando il primo degli apostoli a essere martirizzato. Quello che era iniziato come una ricerca di gloria è diventato una vita di servizio e, alla fine, un sacrificio offerto per amore.
Questo passaggio – dall'incomprensione alla missione, dall'ambizione all'autentico discepolato – è qualcosa che parla a tutti noi. Come Giacomo, a volte ci avviciniamo a Dio con le nostre aspettative, i nostri piani per il successo o il riconoscimento. Ma Gesù ci chiama ad andare oltre questi desideri. Ci chiama a seguirlo sulla via dell'umiltà, a prendere il calice che ci offre, che comporta sofferenza, ma che porta anche alla resurrezione e alla gloria.
San Paolo, nella prima lettura tratta dalla seconda lettera ai Corinzi, esprime a parole questo mistero del discepolato. «Noi portiamo questo tesoro in vasi di terra», scrive, «affinché la potenza straordinaria provenga da Dio e non da noi». Le nostre vite, come fragili vasi di argilla, sono facilmente incrinabili dalle difficoltà della vita. Ma dentro di noi c'è il tesoro della grazia di Dio. Paolo parla di essere afflitti ma non oppressi, perseguitati ma non abbandonati, abbattuti ma non distrutti. Questo è il paradosso della vita cristiana: nella nostra debolezza, Dio rivela la Sua forza. Giacomo, sebbene imperfetto e a volte impulsivo, fu scelto da Cristo e trasformato dalla grazia in un pilastro della Chiesa primitiva.
Il Salmo responsoriale, tratto dal Salmo 126, offre un'eco poetica di questa verità: «Coloro che seminano con lacrime mieteranno con gioia». Essere discepoli spesso significa seminare con lacrime, attraverso sacrifici, difficoltà e persino sofferenze per amore del Vangelo. Ma questo lavoro, svolto con fede, porta il frutto della gioia. Giacomo ha seminato con la sua vita e ora raccoglie la gioia della vita eterna alla presenza di Dio.
Quello che celebriamo oggi, quindi, non è solo la grandezza di un santo, ma la grandezza di ciò che Dio può fare in una vita umana abbandonata a Lui. Giacomo non era perfetto, tutt'altro. Ma ha seguito Gesù, gli è rimasto vicino ed è diventato la persona che Dio lo aveva chiamato ad essere. Il suo cammino ci ricorda che il discepolato non riguarda lo status o il riconoscimento, ma il servizio, l'umiltà e l'amore.
Mentre onoriamo oggi San Giacomo, chiediamo la sua intercessione. Che possiamo avere il coraggio di seguire Cristo ovunque Egli ci conduca, di bere il calice che Egli ci offre e di servire gli altri con gioia. E quando ci troviamo a seminare con lacrime, che possiamo confidare nella promessa di Dio che un giorno mieteremo con gioia.
San Giacomo il Maggiore, apostolo e martire, prega per noi.
Amen.
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