Pace e ogni bene a voi, miei cari fratelli e sorelle. Le letture di oggi ci avvicinano al cuore silenzioso e nascosto di Dio, un Dio che non viene con tuoni e orgoglio, ma con dolcezza, fuoco e umiltà. Come ci ha insegnato San Francesco, la grandezza del Signore si vede più chiaramente nella Sua umiltà, ed Egli ci chiama a camminare con lo stesso spirito di piccolezza e abbandono.
Nella prima lettura, Mosè incontra Dio non in un tempio o in trono nella Sua gloria, ma in un roveto – una cosa semplice, ordinaria – infiammato dal fuoco divino, ma non consumato. Dio sceglie la banalità del deserto per apparire, e non chiama un re potente o un profeta famoso, ma Mosè – un pastore, un esiliato, un uomo che una volta era fuggito per paura, che ha difficoltà a parlare a causa della sua balbuzie. Quando Dio dice: «Ti manderò dal Faraone», Mosè risponde: «Chi sono io?». Non si vanta né si gonfia d'orgoglio. Trema. Ed è proprio questo il cuore che Dio sta cercando. «Io sarò con te», dice il Signore. Dio non si affida ai forti, ma sceglie gli umili e li rende forti con la Sua presenza.
Lo stesso mistero riecheggia nel Vangelo. Gesù alza gli occhi al cielo e dice: «Ti lodo, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli». Dio non è impressionato dallo status sociale, dall'intelletto o dall'orgoglio spirituale. Si nasconde a coloro che credono di avere già tutte le risposte e invece apre il suo cuore agli umili, a coloro che vengono a mani vuote e con la fiducia di un bambino. Questo non perché Dio stia giocando, ma perché l'orgoglio ci acceca. L'orgoglio indurisce il cuore e chiude le orecchie. Dio deve nascondersi agli orgogliosi, perché non lo vedrebbero correttamente nemmeno se fosse davanti a loro. Si rivela agli umili perché sono disposti ad accoglierlo così com'è, non come vorrebbero che fosse.
San Francesco lo sapeva bene. Ci diceva di non considerarci mai superiori agli altri, nemmeno in santità. Voleva che fossimo frati minori, non “grandi”. Perché l'umiltà è il terreno in cui cresce ogni virtù. L'orgoglio è la radice di ogni vizio: porta alla rabbia, al giudizio, all'ambizione, all'invidia e alla cecità. Ma l'umiltà apre la porta alla misericordia, alla pace, alla gioia e alla saggezza. Lascia entrare la grazia e ne è il canale.
Come possiamo crescere in questa umiltà che Dio desidera tanto? Guardiamo a Gesù, che è Dio stesso, eppure è venuto da noi come servo. Impariamo da Mosè, che non si sentiva degno, eppure disse: “Eccomi”. Cerchiamo il silenzio e la preghiera, non l'attenzione e l'applauso. Serviamo gli altri senza cercare ricompense. Ammettiamo la nostra debolezza, non per vergognarci, ma affinché Dio possa riempirci della Sua forza.
Non cerchiamo di essere grandi agli occhi del mondo, né tantomeno nei nostri cuori. Imitiamo piuttosto il nostro amorevole Signore, che ha scelto di essere piccolo agli occhi del mondo e ci ha mostrato che la vera grandezza agli occhi di Dio era l'amore che gli ha permesso di essere inchiodato alla croce e ridicolizzato dai mondani e dai superbi.
San Francesco ci incoraggerebbe ad essere semplici nel nostro amore, come il nostro Signore, perché a questi è rivelato il Regno di Dio. Che i nostri cuori rimangano aperti, umili e pronti a dire con fiducia: «Signore, solo Tu puoi mostrarmi la via perché solo Tu sei la Verità, la Via e la Vita».
Amen.
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