24a Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – Festa dell’Esaltazione della Santa Croce

Published on 13 September 2025 at 13:00

Oggi celebriamo la 24a Domenica del Tempo Ordinario, che coincide con la grande festa dell’Esaltazione della Santa Croce. È la celebrazione del miracolo più grande della storia dell’umanità: il Figlio di Dio che si lascia crocifiggere per aprirci le porte del cielo e liberarci dalla morte, affinché un giorno possiamo entrare in Paradiso e vivere con Lui per sempre.

Il Signore può liberarci dalle malattie, dagli oppressori, dai tiranni e dittatori, e da ogni minaccia terrena. Tuttavia, se alla fine dovessimo soccombere al nostro nemico finale—la morte—quale utilità avrebbero tutti gli altri miracoli? Il più grande di tutti i miracoli, dunque, è la vittoria di Cristo sulla morte attraverso la croce.

Per questo, in questa festa dobbiamo fissare il nostro sguardo sulla croce. Non si tratta soltanto di un pezzo di legno, ma della Persona che vi fu inchiodata: Gesù Cristo, la seconda Persona della Santissima Trinità—Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, consustanziale al Padre, Creatore di tutte le cose. Guardando Gesù crocifisso, guardiamo Dio stesso, Colui che ha tratto dal nulla l’universo.

Un po’ di catechesi ci aiuta a capire. Gesù è una sola Persona divina, il Figlio di Dio, che possiede due nature: quella divina e quella umana. Questo mistero ha spesso suscitato confusione ed eresie. Per esempio, il docetismo sosteneva che, essendo Gesù Dio, la sua umanità fosse solo un’apparenza, una maschera, e che Egli non avesse sofferto realmente né provato emozioni. Ma ciò è falso. Gesù ha assunto veramente una natura umana. Come dice San Paolo nella seconda lettura di oggi, dalla Lettera ai Filippesi, pur essendo Dio “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo.” È nato, è cresciuto, ha conosciuto la fame, la gioia, il dolore e la sofferenza; eppure, sotto questa vera umanità, era nascosto il Dio eterno.

Questo vero uomo, Gesù, ha sofferto atrocemente sulla croce per liberarci dal peccato e aprirci il cielo. Fin dall’eternità, questo era nel cuore di Dio, e lo vediamo prefigurato nell’Antico Testamento: l’albero della vita in Eden, il legno dell’arca di Noè che salvò l’umanità, il bastone di Mosè attraverso cui Dio compì prodigi in Egitto, e, nella prima lettura di oggi, il serpente di bronzo innalzato sul legno affinché chiunque lo guardasse fosse guarito. Sant’Agostino commenta: “Il serpente fu causa di morte, ma l’immagine del serpente divenne segno di salvezza. Così la morte venne da un uomo, e da un uomo la morte fu distrutta.”

Tutto questo ci conduce all’umiltà di Cristo. Egli, pur essendo Dio, si è umiliato, facendosi obbediente fino alla morte, e a una morte di croce. San Paolo della Croce ci ricorda: “La croce è la via al Paradiso, ma solo se la abbracciamo con amore.” E San Francesco di Sales ci dice: “Guardate spesso il Crocifisso: lì imparerete che cosa significa amare, essere umili e obbedire.” Queste virtù sono indispensabili per il nostro cammino, sia per la nostra salvezza, sia per aiutare gli altri a incontrare Dio.

Fratelli e sorelle, fissiamo oggi i nostri occhi sulla Croce di Cristo, segno di vittoria, di umiltà e di amore, e lasciamoci fortificare da essa per compiere la volontà di Dio con gioia.

E vi benedica Dio onnipotente: nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.


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