14ª settimana del tempo ordinario C – Martedì

Published on 7 July 2025 at 13:00

Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia la pace. Nelle letture di oggi abbiamo la fortuna di testimoniare ancora una volta l'amorevole e perenne accompagnamento che il Signore ci offre durante tutta la nostra vita. Lo vedremo attraverso l'incontro di Giacobbe con l'uomo “misterioso” con cui lotta fino all'alba, nella prima lettura, e nella folla di persone che Gesù compatisce nel Vangelo e che desidera guidare e nutrire nel loro cammino di vita.

Nella prima lettura, Giacobbe trasferisce tutti i suoi averi, con le sue due mogli e i suoi figli (uno dei quali è Beniamino, che è stato concepito ma non è ancora nato) e attraversano un fiume che è un affluente orientale del Giordano che nasce vicino all'attuale Amman. Oggi è conosciuto come Wadi A-Zarqa e scorre verso ovest nel Giordano a circa 30 km a nord del Mar Morto.

Una volta che tutto è stato trasferito dall'altra parte, e Giacobbe è rimasto indietro nella tarda ora della notte, ha un misterioso incontro con un uomo senza nome, e lottano fino all'alba. Il suo avversario finisce per essere Dio stesso, che permette a Giacobbe di avere il sopravvento. La Bibbia di Gerusalemme commenta questa scena:

“Questa storia enigmatica, probabilmente yahwistica, parla di una lotta fisica, una lotta con Dio dalla quale Giacobbe sembra uscire vincitore. Giacobbe riconosce il carattere soprannaturale del suo avversario e gli estorce una benedizione”.

Fratelli e sorelle, esaminiamo ora alcune delle intuizioni spirituali che possiamo applicare alla nostra vita, attraverso questa esperienza di Giacobbe che lotta con Dio, che sembra diventare impotente nelle mani di semplici mortali.

Pensate a come e quando nella vostra vita Dio si umilia e diventa impotente, per così dire, ci dà il sopravvento, ci permette di “manipolarlo” e spostarlo da un luogo all'altro. Qualcuno di voi ha avuto lo stesso pensiero e la stessa intuizione che Dio mi ha donato mentre preparavo questa omelia, cioè che Dio, che è infinito e onnipotente nella sua potenza e maestà, viene a noi con tale tenerezza da permetterci di tenerlo tra le nostre mani o di riceverlo sulla nostra lingua ad ogni santa comunione? Come sacerdote, fratelli e sorelle, posso dirvi... che ogni volta che lo tengo tra le mani durante la Messa, penso tra me e me: “Wow, non sono degno di maneggiare, con le mie mani peccaminose, il Dio infinito, Signore degli eserciti, che si è nascosto sotto il velo di tale nullità, tale umiltà, tale vulnerabilità”. È per questo motivo che il contemplativo ed eucaristico San Pietro Giuliano Eymard una volta disse: «Nell'Eucaristia, Gesù... vela la sua gloria, la sua maestà, la sua potenza, la sua azione incessante nelle anime, e lascia in evidenza solo la sua povertà e debolezza, la sua nullità come creatura umana, il suo amore come nostro Salvatore». (1)

E questo è ciò che ha fatto con Giacobbe. Si è permesso di diventare vulnerabile con Giacobbe, in modo da poter essere vicino a Giacobbe e Giacobbe a lui. Oh fratelli e sorelle, se solo sapessimo quanto Dio non solo desidera stare con noi, ma quanto in realtà è già con noi, velato come lo era con Giacobbe, sotto le spoglie di un misterioso straniero!

Il Vangelo di oggi è un altro potente esempio di questo. Gesù si avvicina, si avvicina alla folla, e da Lui emana un grande potere di guarigione. È Dio, che si è avvicinato più di quanto loro potessero immaginare. Sapevano che Gesù era speciale, ma il Dio dell'universo? Improbabile. Eppure eccolo lì, in mezzo a loro. Così anche quella minuscola ostia che riposa sulla vostra mano o sulla vostra lingua quando vi avvicinate durante la Santa Comunione... lui è lì, gioioso, ma umile, permettendoci di gustare e vedere quanto è buono, meraviglioso nella sua umiltà e amorevole nella sua gentilezza. E che egli vi benedica in questo giorno. + Amen.

  • Peter Julian Eymard, In the Light of the Monstrance, trans. Rev. Charles De Keyser (New York: The Sentinel Press, 1947), 75.

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