Cari fratelli e sorelle, il Signore vi dia la pace. Le letture di oggi presentano due storie significative: una tratta dalla vita di Abramo, l'altra dal ministero di Gesù. Entrambe ci mettono di fronte a verità scomode sul rifiuto umano e sulla compassione divina.

Nella prima lettura vediamo la gioia per la nascita di Isacco, un figlio a lungo promesso ad Abramo e Sara. Anche nella loro vecchiaia, Dio ha mantenuto la sua parola. Questo ci ricorda che le promesse di Dio non sono limitate dal tempo o dalla debolezza umana. Ciò che dice, lo porta a compimento.
Ma la gioia della promessa è presto seguita dal conflitto. Sara, sebbene felicissima dell'arrivo di Isacco, diventa timorosa e gelosa quando vede Ismaele, il figlio di Agar, giocare con Isacco. Chiede ad Abramo di mandarli via. La sua reazione è dura, ma non insolita. La gelosia e la paura umane spesso seminano divisione, anche nelle famiglie. Abramo è angosciato, ma Dio lo rassicura. Dio ricorda ad Abramo che Isacco è il figlio dell'alleanza, ma gli assicura anche che Ismaele non sarà dimenticato. Promette di fare anche di lui una grande nazione.
È qui che vediamo chiaramente risplendere la misericordia di Dio. Anche se Agar e Ismaele vengono cacciati, Dio non li abbandona. Quando l'acqua finisce nel deserto e Agar teme che suo figlio morirà, Dio ascolta il pianto del ragazzo. Manda il suo angelo a confortarla, ad aprirle gli occhi e a fornirle dell'acqua. Dio rimane fedele anche a coloro che sono rifiutati dagli altri. Ascolta il pianto dei poveri. Vede coloro che soffrono. Provvede a coloro che il mondo mette da parte. Perché? Perché siamo tutti figli di Dio, anche quando non riusciamo a capirlo guardando gli altri. Per Sara, Agar era una minaccia. Per Dio, era sua figlia.
Nel Vangelo incontriamo un'altra forma di rifiuto. Gesù entra nella regione dei Gadareni e incontra due uomini posseduti dai demoni. Questi uomini erano violenti, isolati e temuti. Vivevano tra le tombe, tagliati fuori dalla comunità, senza possibilità di aiuto. Eppure Gesù non li evita. Affronta direttamente il male che è in loro. Comanda ai demoni di andarsene. Restituisce agli uomini la sanità mentale e la pace.
Invece di rallegrarsi per la guarigione, gli abitanti del paese supplicano Gesù di andarsene. Sono turbati da ciò che è accaduto. Hanno perso un branco di maiali e hanno guadagnato due uomini guariti, ma preferiscono i maiali. Scelgono la sicurezza economica piuttosto che il rinnovamento spirituale. Scelgono il comfort piuttosto che la trasformazione.
In entrambe le letture c'è uno schema ricorrente: Dio agisce con misericordia e potenza, ma le persone rispondono con paura e attaccamento ai beni temporali, qualunque forma essi assumano. Sara teme che Ismaele prenda l'eredità di Isacco. I Gadareni temono che Gesù sconvolga il loro modo di vivere. Eppure, in mezzo a tutta questa paura, Dio non ha paura. Egli agisce. Egli guarisce. Egli salva.
Oggi siamo invitati a chiederci: come rispondiamo all'azione di Dio nella nostra vita? Quando la Sua parola ci sfida, la accogliamo o la resistiamo? Quando ci chiama a fidarci di Lui, anche a costo di rinunciare alle nostre comodità, obbediamo o ci allontaniamo? E quando vediamo altri nel bisogno, reagiamo come Sara e gli abitanti del villaggio o come Dio?
Cerchiamo di essere persone che confidano in Dio, lo accolgono e lo seguono, anche quando il cammino è difficile. Lui è sempre fedele e la Sua misericordia non viene mai meno. Amen.
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