Con gioia ci avviciniamo sempre di più a quella celebrazione in cui il cielo e la terra esultano per l’amore di Dio, che è sceso in mezzo a noi assumendo la nostra natura umana, nascendo come un piccolo bambino a Betlemme.
Le letture di oggi ci ricordano quanto Dio ci ami e quanto sia presente nella nostra vita, se Gli permettiamo di esserlo, se cerchiamo la Sua volontà e il Suo volto. Nel profeta Isaia incontriamo il re Acaz, circondato dai nemici, che invece di fidarsi del Signore ripone la sua sicurezza nella potenza militare dell’Assiria.
Eppure Dio ama Acaz e lo invita a chiedere un segno. Questo ci insegna che cercare la guida di Dio non è sempre mancanza di fede. Chiedere un segno per obbedire meglio alla Sua volontà è cosa buona. È diverso dal mettere Dio alla prova. Dio desidera rafforzare la nostra fiducia in Lui.
San Francesco d’Assisi comprese bene questo. Nel discernere la sua missione, cercò la volontà di Dio nel Vangelo, non in eventi straordinari. Aprendo le Scritture, ricevette una chiamata chiara: andare, predicare e confidare totalmente nella provvidenza di Dio. Per Francesco, il segno serviva a confermare l’obbedienza, non a controllare Dio, ed era sempre inserito in un discernimento comunitario.
Anche noi siamo chiamati a portare frutto: ad amare, a servire, a perdonare, a farci prossimi agli altri. Non è facile, ma il Signore dona la forza a chi Lo invoca. Questa fedeltà richiede di morire a noi stessi e di affidarci completamente a Lui.
Maria, nel Vangelo di oggi, si affida senza riserve. San Giuseppe, nella sua confusione, ascolta la voce di Dio e sceglie il bene. Dio gli invia un segno per rafforzarlo, e Giuseppe diventa custode fedele della Madre e del Bambino.
In questi giorni che ci conducono al Natale, ricordiamo San Giuseppe e continuiamo a portare frutto per il Regno di Dio. Il Signore vi ama e vi benedice.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
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