In questa terza Domenica di Avvento, detta Gaudete, la Chiesa ci invita alla gioia, una gioia che non nasce dal possesso o dalla sicurezza umana, ma dal dono totale di sé a Dio. È una gioia che il mondo non conosce e non può comprare, perché nasce dall’obbedienza amorosa alla volontà del Padre.
Le letture ci conducono alla sorgente di questa gioia: il Messia atteso, il Signore stesso che viene a salvarci. Isaia annuncia che Dio viene a portare consolazione in un tempo di esilio e scoraggiamento. Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi. La sua presenza ridona forza ai deboli, vista ai ciechi, parola ai muti, e trasforma il deserto in luogo di vita. La gioia dei redenti non nasce dall’assenza della sofferenza, ma dalla certezza che Dio è vicino.
San Giacomo ci ricorda che questa vicinanza del Signore non elimina l’attesa, ma la trasforma in fiducia perseverante. Come il contadino che lavora, aspetta e spera, così anche noi siamo chiamati a vivere l’Avvento con pazienza e fedeltà, certi che il Signore mantiene le sue promesse.
Nel Vangelo, persino Giovanni Battista attraversa il dubbio. Dal carcere chiede: Sei tu colui che deve venire? Gesù non risponde con spiegazioni teoriche, ma indicando le opere: i ciechi vedono, i sordi odono, i poveri ricevono il Vangelo. Il vero nemico che Cristo viene a sconfiggere non è un potere politico, ma la morte stessa, il peccato e la separazione eterna da Dio.
La vera gioia cristiana nasce proprio qui: nel sapere che Dio è entrato nella nostra storia, è nato per noi, ha condiviso la nostra condizione e tornerà nella gloria. In questo Avvento, siamo invitati a fidarci, a prepararci e a gioire, perché il Signore viene, e viene per salvarci.
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