In questa seconda Domenica di Avvento, mentre ci avviciniamo al cuore di questo tempo santo, il Signore ci invita a vigilare, a rimanere lucidi e consapevoli non solo della situazione del mondo, ma anche della Chiesa e del nostro posto nel Corpo di Cristo, mentre costruiamo il Regno di Dio già qui e ora.
Il profeta Isaia ci mostra che Dio interviene proprio quando tutto sembra ridotto a un tronco secco, quando umanamente non c’è più speranza. Eppure, da quel tronco germoglierà un ramoscello. Ciò che Dio sta per compiere sarà chiaramente opera Sua, non frutto di strategie umane. Le soluzioni di Dio nascono spesso da ciò che è piccolo, nascosto, apparentemente insignificante, ma colmo della Sua potenza.
Il Messia non viene perché la situazione è sana—non lo è mai quando Dio interviene. Egli viene come il medico per guarire i malati. Così era allora, tra la corruzione dei leader religiosi, e così è anche oggi, quando certe scelte ecclesiali sembrano più conformi alla mentalità del mondo che a quella di Cristo. Questo ferisce profondamente i fedeli che cercano di vivere secondo il Vangelo.
Il Messia annunciato da Isaia non giudica dalle apparenze né per sentito dire. La sua autorità è radicata nel timore del Signore, nella comunione con il Padre e lo Spirito Santo. Non è un’autorità fondata sulla popolarità, ma sulla verità. La sua giustizia è reale, specialmente per i poveri: non sentimentale, non selettiva, non ipocrita.
La vera pace non nasce dall’elusione della verità, ma dal suo ristabilimento. L’armonia autentica viene dopo che l’ordine morale è stato ricostruito da Cristo, non al suo posto. E tuttavia il mondo ci propone un’armonia senza Dio, una pace che esclude Cristo. Ma togliere Cristo significa togliere il fondamento stesso della pace.
San Paolo, scrivendo ai Romani, non propone soluzioni superficiali a una Chiesa divisa. Propone la perseveranza, sostenuta dalla Parola di Dio. L’unità non nasce dall’abbassare le esigenze del Vangelo, ma dal pensare con la mente di Cristo. È questa verità che oggi molti cercano con sincerità.
Nel Vangelo, Giovanni Battista appare quando la religione esiste, ma i cuori sono lontani. Egli predica la conversione, soprattutto a chi si sente al sicuro per il proprio ruolo o status. Non chiede parole o titoli, ma frutti. Il fuoco purifica, l’ascia prepara il terreno, non per distruggere, ma per far crescere.
L’Avvento non è attesa passiva o nostalgia spirituale. È un tempo di raddrizzamento, personale ed ecclesiale. Il Signore ci chiede conversione vera: nei cuori, nelle scelte, nella vita concreta. È tempo di confessione, di preghiera davanti all’Eucaristia, di lasciarci purificare da Cristo, il Re che guida il suo popolo verso la salvezza.
Che il Signore ci conceda la grazia di rispondere con fede sincera, e di lasciarci preparare dall’Avvento a incontrarlo nella verità. Amen.
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