Amici, la prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia, preannuncia il momento in cui il popolo di Dio sarà composto da coloro che un tempo erano considerati abbandonati, ebrei e gentili, emarginati portati nel circolo ristretto, nella Chiesa che Dio avrebbe istituito sulla terra per custodire e insegnare la sua verità. Le parole precise che abbiamo appena ascoltato sono queste;
Come un giovane sposa una vergine,
il tuo Costruttore ti sposerà;
e come uno sposo si rallegra della sua sposa
così il vostro Dio si rallegrerà di voi”.
San Paolo ci ricorda che proprio la Chiesa, l'amata di Cristo, è ora la sua sposa per la quale egli dà la vita. E sebbene stia parlando collettivamente, dobbiamo ricordare che Dio ci ama individualmente con un amore insondabile, infinito e divino. Troppi di noi si preoccupano di non essere amati. In effetti, la tentazione più grande che spesso ci assale è quella di farci credere che nemmeno Dio ci ama. Sappiamo che è una menzogna semplicemente guardando il nostro Signore crocifisso. È l'unica prova dell'amore di Dio per noi che dovrebbe porre fine a ogni dubbio. Prima di comprendere l'amore di Cristo per la sua Chiesa, dobbiamo comprendere il suo amore per ciascuno di noi come individui, che insieme compongono quella Chiesa.
San Paolo, nella seconda lettura, tratta dal dodicesimo capitolo della sua Prima Lettera ai Corinzi, continua a parlare dei vari doni che sono stati dati ai diversi individui e di come, quando vengono usati per l'insieme, lavorano in tandem armonioso per realizzare la volontà di Dio. È lo stesso Dio che li produce tutti in ognuno. Quindi, Dio ci conosce individualmente, ci dota di doni e talenti che sa essere compatibili con la nostra persona, e poi ci unisce tutti in un bellissimo arazzo che Paolo chiama poi il suo Corpo Mistico. È una bella sinfonia, una danza, se vogliamo, tra Dio e tutti noi, la sua preziosa “sposa”.
Il Vangelo di Giovanni riprende questo tema dell'amore sponsale nella descrizione delle nozze di Cana. È qui, in un contesto matrimoniale che preannuncia la beatitudine eterna del cielo che egli chiama a godere ciascuno di noi,

il banchetto nuziale del Re, che sposa a sé tutti gli eletti in un amore eterno e divino che va oltre ogni immaginazione, che il Signore dei Signori manifesta il primo dei suoi prodigi. San Giovanni chiama “segno” il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino da parte di Gesù. Perché? Perché tutto ciò indica e illumina chi è realmente Gesù: il Figlio di Dio in mezzo a noi, venuto a purificare la sua sposa, la Chiesa, e a condurla alle nozze eterne in cielo. Egli stava creando la sua sposa di nuovo. La prima Eva aveva gettato via tutto. In Maria e attraverso di essa, la Nuova Eva e “Donna”, e il Simbolo della Chiesa, Egli fa nuove tutte le cose.
Per sua intercessione, possiamo tutti apprezzare sempre di più quanto siamo amati da Dio onnipotente, che non desidera altro che il nostro bene e il nostro benessere, il più grande dei quali è il paradiso con Lui.
Add comment
Comments