Cari fratelli e sorelle in Cristo, ci ritroviamo oggi in questa terza domenica di Pasqua, con il cuore che risuona ancora della gioia della vittoria del Signore sulla morte. Le letture che abbiamo ascoltato parlano di una Chiesa viva, di una Chiesa chiamata all'obbedienza a Dio, di una Chiesa sostenuta dal Signore risorto e di una Chiesa incaricata di amare e servire.

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, vediamo la Chiesa primitiva alle prese con la persecuzione. Gli apostoli vengono portati davanti al Sinedrio e viene loro ordinato di smettere di parlare nel nome di Gesù. Ma Pietro, pieno di Spirito Santo, dichiara con coraggio: “Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Questo è un potente promemoria per noi oggi. In un mondo che spesso mette in discussione la nostra fede e cerca di mettere a tacere la voce del Vangelo, siamo chiamati a rimanere fermi nella nostra convinzione e a dare priorità all'obbedienza a Dio sopra ogni altra cosa. Gli apostoli, gioendo della loro sofferenza, ci mostrano che seguire Cristo non sarà sempre facile, ma ne vale sempre la pena.
La seconda lettura, tratta dal Libro dell'Apocalisse, ci offre uno sguardo sulla liturgia celeste. Vediamo innumerevoli angeli e tutte le creature dell'universo che gridano in lode all'Agnello che è stato ucciso. Questa visione ci ricorda la vittoria finale di Cristo. Egli è degno di ricevere ogni potere, ricchezza, sapienza, forza, onore, gloria e benedizione. Questo brano solleva il nostro sguardo dalle lotte di questa vita terrena alla realtà eterna del regno di Dio. Ci assicura che Cristo ha il controllo e che un giorno tutta la creazione riconoscerà la sua sovranità.
E poi arriviamo al Vangelo di Giovanni, un racconto bello e toccante di Gesù risorto che appare ai suoi discepoli sul mare di Tiberiade. Avevano passato la notte a pescare e non avevano preso nulla. È un'esperienza familiare per noi, non è vero? Momenti in cui sentiamo che i nostri sforzi sono inutili, in cui siamo stanchi e scoraggiati. Ma poi Gesù appare sulla riva, dapprima non riconosciuto, e dice loro di gettare la rete dalla parte giusta. Il risultato è una pesca straordinaria di pesci. Questo miracolo è un segno dell'abbondante grazia di Dio e del suo potere di benedire i nostri sforzi quando seguiamo le sue indicazioni.
È in questo contesto che Gesù ha una profonda conversazione con Simon Pietro. Per tre volte, Gesù chiede a Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?”. E per tre volte Pietro afferma il suo amore. Questa triplice affermazione è un momento potente di riconciliazione e di ricomposizione. A Pietro, che aveva rinnegato Gesù per tre volte, viene ora data l'opportunità di dichiarare pubblicamente il suo amore e di essere incaricato della cura del gregge di Cristo. “Pasci i miei agnelli”, ‘Cura le mie pecore’, ‘Pasci le mie pecore’. Questa è la chiamata alla leadership, una chiamata ad amare e servire il popolo di Dio. Le ultime parole di Gesù a Pietro, “Seguimi”, sono una chiamata al discepolato, anche fino alla sofferenza e alla morte.
Cari amici, mentre riflettiamo su queste letture, la nostra mente è anche attratta dal momento significativo che la Chiesa cattolica e il mondo intero stanno aspettando: il prossimo conclave. I cardinali, riuniti a Roma, si preparano a scegliere il prossimo successore di San Pietro, colui che sarà chiamato a “pascere gli agnelli di Cristo” e a “curare le sue pecore” su scala globale.
Come Gesù apparve ai suoi discepoli presso il mare di Tiberiade e ricomunicò Pietro, così il Signore risorto continua a guidare e sostenere la sua Chiesa. Attraverso il processo del conclave, confidiamo che Cristo sia all'opera, suscitando il prossimo pastore per il suo popolo. Continuiamo a vivere la nostra fede con coraggio, obbedienza a Dio e amore incrollabile per Cristo e la sua Chiesa. E preghiamo per il prossimo conclave, affinché sia un momento di grazia e un segno di speranza per il mondo. Il Signore risorto ci benedica e ci guidi sempre.
Amen.
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